lunedì 22 gennaio 2018

Episodio CXLIV "Era Frida che aveva sempre complicato tutto a Frida..."

Frida uscì dall’aeroporto di Capodichino col suo pesantissimo trolley rosso, era fine agosto e a Napoli, come previsto, si percepiva un caldo torrido, l’asfalto della strada sembrava infuocato e i passanti tiravano fuori dalle proprie borse e dagli zaini bottigliette d’acqua, ormai non più fresca, ventagli, berretti parasole, cappelli di paglia. Anche se qualsiasi cosa sembrava non riuscire a lenire il senso di spossatezza di quei 40 gradi all’ombra, anche Frida provò a trovare conforto, alzandosi i capelli nervosamente e raccogliendoli in uno chignon disordinato, per poi iniziare a sventolarsi in faccia un volantino pubblicitario trovato al tavolino del bar. Si guardava intorno, cercando un volto familiare e, dopo qualche dubbio, finalmente scorse i genitori che le venivano incontro sbracciandosi e che, una volta raggiunta, iniziarono a farle ogni sorta di domanda sul suo mega viaggio a New York.
Tutto era cominciato da una proposta di suo fratello. Anche se in realtà lei aveva più volte detto che visitare New York non le interessava per niente, che le grandi metropoli, così fredde, piene di palazzi e di cemento non le erano mai piaciute,perchè era sempre stata una tipa più romantica, le piacevano le città artistiche, Vienna, Monaco, Budapest, il vecchio continente la attirava decisamente di più, tuttavia, quando prima della laurea lui le aveva proposto un quel viaggio tra fratelli approfittando di un affare che doveva seguire per l’azienda a New York, lei non aveva potuto rifiutare e aveva fatto bene. 
In quel momento aveva veramente voglia di cambiare aria, di allontanarsi da tutto e soprattutto da tutti, quei 25 giorni negli Stati Uniti con Roberto erano ciò che ci voleva. Non voleva pensare a tutto quello che era successo, a Giulio, a Daniel, non voleva saperne più niente, non voleva più ascoltare inutili parole, era confusa da tutta quella situazione e scappare via era la soluzione migliore, senza tralasciare il fatto che dopo i salti mortali che aveva dovuto fare per conseguire il dottorato, un po’ di relax e di distrazione le avrebbero fatto bene. Inoltre, Rob era la persona giusta al momento giusto, sapeva come consolarla, quando aveva qualche problema lui era sempre stato ultra sensibile, non faceva troppe domande, ma sapeva starle vicino.
Quel mese negli Stati Uniti, però, era letteralmente volato. La sua strada e quella di Roberto si erano nuovamente divise, ma la loro vacanza le aveva lasciato dentro tanta serenità. No, non aveva smesso di pensare a tutti i casini che erano successi, soprattutto al casino del giorno della Laurea, ma quelle settimane lontana da tutto, le erano servite a staccare la spina e a lavorare su sé stessa, e passeggiando per Central Park, dove si rifugiava con Dostoevskij quando Roberto era impegnato per il lavoro, era arrivata alla conclusione che 
in mezzo ai suoi casini il vero problema, il vero enorme problema, non era Daniel e la sua lunaticità, non era nemmeno il ricordo del male che le aveva fatto Giulio…forse il problema vero della sua vita era sè stessa, era proprio lei. 
Era Frida che aveva sempre complicato tutto a Frida, quindi forse  doveva cambiare e diventare più razionale, più ragionevole, più adulta, una volta per tutte. 
Doveva imparare a contare di più su sè stessa, a smetterla di imbrigliarsi in situazioni ambigue. Doveva smetterla di pensare a cosa fare con Daniel, a cosa dirgli o a come risolvere quella situazione, anche perché non era stata lei a provocarla, piuttosto doveva iniziare a pensare a rimboccarsi le maniche e trovarsi un lavoro serio, far fruttare i sacrifici che aveva fatto per studiare, doveva cominciare a concentrarsi solo su questo. 
Daniel doveva risolverseli da solo i problemi che aveva nella testa…eppure, mentre pensava a tutte queste cose, mentre osservava la gente passeggiare in quel magnifico parco, mentre guardava il traffico della Grande Mela dalla finestra dell’albergo, mentre si abbuffava di apple pie e cynnamon rolls,  sapeva benissimo di star mentendo a se stessa, perché la verità era che non riusciva a smettere di pensare a lui. “Avanti Frida”, si ripeteva all’ennesimo tiro di sigaretta, “dì la verità, ammetti a cosa stai pensando sul serio”. 
A cosa pensava in realtà quando restava da sola con se stessa?
 Non faceva altro che pensare alla storia con Daniel, al loro legame che batteva forte anche quando erano stati lontani, ce l’avevano dentro e lo sapevano entrambi. Ripensando a mente lucida a quando lei stava con Giulio e lui con Clara, ricordava bene i loro sguardi, i loro occhi che si cercavano costantemente, sempre, da lontano, da vicino, da ogni angolo in cui si trovassero, lei cercava Daniel e Daniel cercava lei, anche i muri se ne accorgevano. Erano stati sempre legati, erano sempre stati in una costante comunicazione silenziosa, ed a quel tempo nemmeno loro se ne rendevano conto, mentre tutti se ne accorgevano, loro sembravano essere sordi a quel richiamo. 
Forse se fossero stati meno infantili, soprattutto meno orgogliosi, le cose sarebbero andate diversamente e soprattutto avrebbero risparmiato tanta sofferenza inutile agli altri, a Clara in primis. 
In ogni caso, tutte le volte che da oltre oceano aveva sentito Kira via skype, Frida non aveva chiesto niente su come poi si fossero evolute le cose, non aveva osato chiederglielo, quindi a distanza di più di un mese, non sapeva se alla fine il matrimonio fosse andato davvero a monte, non sapeva quali fossero state le conseguenze umane e non di tutto quel macello, e Kira non aveva accennato a parargliene, “goditi la vacanza”, le aveva solo ripetuto in quei giorni.
Tuttavia, oltre ad aver macinato teorie, pensieri, paranoie, si era anche divertita moltissimo a New York, aveva conosciuto diversi amici di Roberto che lavoravano lì, aveva visto cose grandiose, aveva apprezzato la vitalità e la frenesia di quelle strade, si era ingozzata di cibo spazzatura e di caffè americano, e molto spesso aveva vagato da turista solitaria, perché suo fratello era stato comunque molto impegnato negli innumerevoli meeting che lo avevano portato a New York.
Nelle sue passeggiate solitarie aveva fatto molti incontri, aveva addirittura conosciuto tantissimi concittadini italiani e un gruppo di musicisti napoletani in cerca di fama nel nuovo continente. 
Ma sicuramente un incontro le era rimasto particolarmente nel cuore. Kathrine, che si faceva chiamare Kate, una ragazza della Virginia che aveva conosciuto nel caffè ijn cui lavorava. 
La mattina in cui la incontrò, Frida era seduta al posto accanto alla vetrata del bar con lo sguardo concentrato ad osservare i passanti, mentre sorseggiava una tazza di caffè americano. Era talmente immersa nei suoi pensieri, che non aveva visto arrivare la cameriera, che forse già un paio di volte le aveva chiesto in cosa poteva esserle utile, dal momento che le toccò delicatamente la spalla per attirare la sua attenzione. A quel tocco Frida sobbalzò, “scusi, signorina”, le chiese con un accento americano che era chiaramente non newyorkese, “prende qualcosa?”. 
Dopo essersi scusata per la distrazione le ordinò dei pancakes con sciroppo e frutti rossi, erano i suoi preferiti, così la ragazza si allontanò sorridendo, aveva un’aria dolce e carina, era molto esile, capelli ricci scuri raccolti in una coda morbida e non un filo di trucco.
 Quando le portò il suo piatto, Frida ebbe come l’impressione che volesse dirle qualcosa, così le sorrise per rompere il ghiaccio e subito la cameriera si rivolse a lei dolcemente, “sei italiana?” le chiese, Frida annuì, e dalla sua espressione entusiasta capì che l’Italia doveva interessarle molto, le si illuminarono gli occhi e quindi le si sedette di fronte. 
Le raccontò che studiava storia dell’arte all’università pubblica, era una pittrice e l’Italia era sempre stato il suo più grande sogno. “Il vostro Paese è un patrimonio artistico”, le disse “Caravaggio, Giotto, Leonardo Da Vinci...Firenze, Roma, Venezia, la Magna Grecia! Non basterebbe una vita per visitarla tutta...”
La loro conversazione durò a lungo, tanto che Kate fu richiamata in malo modo dal capo, ma entrambe percepirono che era scattato qualcosa tra loro, come se fossero state amiche da sempre, così si diedero appuntamento per il giorno dopo, avrebbero preso un the insieme dopo l’orario di lavoro. Nei giorni successivi Si videro molto spesso durante il suo soggiorno a New York, si raccontarono le loro vite, le loro esperienze e nonostante Kate fosse una ragazza apparentemente introversa, in realtà era solo un po’ riservata, come se serbasse qualche segreto nel profondo del suo cuore. 
Aveva comunque un’ottima capacità di ascoltare, e Frida con lei riuscì ad aprirsi completamente, così ne nacque davvero una bella amicizia. Durante le loro lunghe chiacchierate, scoprì poi che Kathrine era fidanzata ed era molto innamorata, ma purtroppo il suo ragazzo, nonché promesso sposo, Cameron, era un giovanissimo ma promettente ingegnere che si stava facendo le ossa nella NASA come stagista, e questo lo portava a vivere costantemente in giro per gli Stati Uniti, qua e là tra le varie sedi. Da una paio d’anni si vedevano molto di rado, erano anzi già 4 mesi che Cameron era a Washington, dall’altra parte della nazione, e le confessò che per lei era davvero dura accettare questa situazione, ma doveva riuscire a farsi forza per entrambi,  prima o poi avrebbero trovato una stabilità e avrebbero potuto vivere la vita che sognavano. 
Forse era per quello, pensò Frida, che sin dall’inizio le era balzata agli occhi la sua aria malinconica. In ogni caso diventarono ottime amiche e prima della sua partenza si erano salutate con un forte abbraccio con la promessa che Kate sarebbe presto venuta in Italia, sua ospite, e insieme avrebbero visitato tutto il possibile.

Fece un ultimo tiro di sigaretta ed attraversò la strada dirigendosi verso il parcheggio dell’aeroporto, camminava e si guardava intorno, finchè intravide la piccola KIA blu elettrico di sua madre e lei, suo padre e il dolce Merlino accucciato in attesa. Così accelerò il passo, Merlino si accorse subito di lei, balzò in piedi scodinzolante, col musetto quasi commosso ed emise qualche guaìto di felicità e, non appena gli si avvicinò, le saltò in braccio con un solo slancio.
“Ciao mà”, disse sorridendo alla madre e abbracciandola velocemente, mentre il padre le diede un bacio schioccante su una guancia, “come si  è comportato il mio bambino in questi giorni?”, “benissimo, lo abbiamo stra viziato!!!”. Frida non vedeva l’ora di riabbracciare il suo cucciolo, che negli ultimi giorni era dovuto stare a casa con i suoi dal momento che Kira era anadata qualche giorno al mare in Puglia con i genitori e non aveva potuto portarlo con sé perché lui e la sua gattina non andavano molto d’accordo! In ogni caso, entrambi furono felici di ritornare a casa, anche lei quasi scodinzolava come lui, perché anche se adorava viaggiare, sicuramente tornare tra le proprie cose le dava sollievo. 
Appena rientrata, dopo aver salutato la madre e il padre che erano in partenza per Tolosa, riempì la ciotola di Merlino e si stese sul divano a pancia in su, con le mani incrociate dietro la testa. Restò a fissare il soffitto per un po’, mille pensieri le passavano per la mente, e il silenzio che regnava in casa, così in contrasto con il caos newyorkese che aveva vissuto fino al giorno prima, stava alimentando ancora di più il vortice di parole e sensazioni che aveva dentro. 
Il rumore della ciotola vuota che girava su sé stessa sul pavimento, la discostò per un attimo da quel senso di alienazione, Merlino le si avvicinò leccandosi il musetto soddisfatto e si stese a terra, ai piedi del divano, per godere della frescura delle piastrelle e del venticello caldo che arrivava dal terrazzino. 

In un momento Frida si distrasse di nuovo. Era indecisa se pensare alle valige strapiene ferme nell’ingresso e al fatto che non aveva alcuna voglia di disfarle, o pensare a cosa ne sarebbe stato della sua vita da quel momento. Sbuffò sonoramente, tutto le sembrava appeso ad un filo e lei si sentiva pesante, aveva bisogno di leggerezza. Doveva smetterla di pensare a cosa sarebbe stato di lei ora che dopo la laurea aveva conseguito il dottorato. Cosa avrebbe dovuto fare adesso? Trovarsi un lavoro serio? Continuare a studiare e cercare di restare nel mondo accademico, magari continuando a lavorare come ricercatrice facendo da assistente a qualche vecchio barone della Federico II? Oppure doveva puntare a qualche concorso? Il vuoto. Non sapeva su cosa indirizzare le sue energie, non aveva più uno scopo ben preciso, non aveva più la certezza e la protezione delle aule universitarie, della biblioteca, dei libri da studiare e delle sessioni di esami. Ora c’era solo lei  davanti al mondo e contro il mondo. E poi Daniel? Mancava solo lui ad appesantire ulteriormente la sua già labile psiche. Lo avrebbe rivisto presto? O magari tra qualche mese? Si sarebbero incontrati per caso, fuori ad un bar o alle bancarelle di port’Alba? O forse lui l’avrebbe chiamata prima o poi, chiedendole di vedersi? E come doveva comportarsi? Doveva fare come se nulla fosse successo, oppure evitarlo? Non sapeva rispondere a nessuna di queste domande, con il risultato che ognuna di esse le rimbombava nella testa come un martello pneumatico. Basta, si disse:..basta. Si alzò con uno scatto dal divano, e insieme a lei scattò Merlino che la seguì in cucina. Aprì il frigo, era mezzo vuoto, un paio di bottiglie d’acqua, 3 uova, un paio di lattine di Coca, ne aprì rumorosamente una e tornò a sedersi molto scomposta. Doveva smetterla di essere così pesante, pensò, stava facendo solo del male a se stessa, doveva pensare a realizzarsi e a vivere la vita in maniera più leggera. Sì, leggerezza…era di questo di cui aveva bisogno. “Caro Merlino” esclamò, come se lui potesse davvero capirla, “ da oggi Frida penserà solo a divertirsi…non bisogna prendersi sempre troppo sul serio, sai!? Ma tu sei solo un cagnetto” disse ancora scompigliandogli i peli arruffati sulla testa, “beato te che non ne capisci nulla!”. In quel momento una nuova energia sembrò attraversarle il corpo, il torpore psico fisico che aveva sentito fino a quel  momento, si trasformò in una nuova consapevolezza. Velocemente raccolse i capelli in uno chignon disordinato, mise gli occhiali da sole e, senza badare ai bagagli che giacevano ancora all’ingresso, abbandonati, uscì di casa. Decise di andare ad iscriversi in palestra, quale miglior luogo per sfogarsi un po??? Ma prima sarebbe passata a fare un po’ di spesa….

martedì 9 agosto 2016

Episodio CXLIII "Una festa col botto" - II Parte


Quella sera il Blue Night sembrava un luogo magico, Valerio, il proprietario del locale e amico fidatissimo di Carlo, aveva preparato il party in piscina nei minimi dettagli. I tavolini erano disposti tutti intorno alla piscina, decorati finemente con delle camelie bianche e rosa; dentro la piscina fluttuavano una miriade di candele adagiate su dei fiori di loto, l’atmosfera era perfetta, e il grande buffet sullo sfondo e il tavolino con il barman per i cocktail completavano il quadro. Frida era davvero soddisfatta e non sapeva più in che modo ringraziare Carlo per averle fatto garantire un trattamento così perfetto. 
Anche i genitori di Frida che avevano sovvenzionato i festeggiamenti rimasero a bocca aperta, soprattutto il buffet era ricco di sfizi e bastava per un intero esercito. Tartine, fritturine, danubi, affettati, paella, sushi, e tanti altri sfizi di ogni tipo.
“Devo dire che Carlo mi ha consigliata proprio bene, eh?” disse Frida rivolgendosi a Kira con aria soddisfatta, “sì, sì, piace molto anche a me qui...poi conosce Valerio da tantissimo tempo, sapeva di andare sul sicuro, il cibo è squisito, ho assaggiato la paella valenciana, che te lo dico a fare!!!! Hahahah”. Dopo i vari auguri, i saluti e i regali, Frida si accomodò al tavolino insieme a Kira, Carlo, Rosario e suo fratello Roberto, che per l’occasione era riuscito a tornare dalla Francia e lasciare le scartoffie in azienda. Il clima era rilassato, ma Frida notò subito che Daniel e Clara non erano arrivati ancora, sapeva che avevano litigato per qualche motivo, ma era certa che sarebbero venuti, così decise di chiedere a Carlo. “Ma si può sapere quei due perché hanno litigato? Se ne sono andati addirittura...non  sai se verranno?”. Carlo guardò Kira, avevano deciso di non raccontarle cosa era accaduto,  non volevano rovinarle la festa per colpa di Giulio, magari il giorno dopo gliene avrebbero parlato. Ma proprio mentre stava per inventare una scusa, gli sfuggì che al tavolo c’era qualcuno che non sapeva di dover tenere la bocca chiusa, così prima che riuscisse a rispondere, fu preceduto. “Ma poi perché ha preso a cazzotti quel tipo? Non ho mica capito io!”. Rosario con la sua uscita zittì tutti, ma immediatamente si accorse di aver combinato qualcosa di sbagliato, perché Kira e Carlo sobbalzarono dalla sedia e Frida capì che era successo qualcosa di grave. “Che significa scusate?” chiese allora incuriosita, “con chi ha litigato Daniel? Ma poi dove e perché?”. Rosario tossì “ragazzi scuate, io non ne so niente, ho chiesto solo per curiosità...so solo che ha picchiato qualcuno...”. 
“Ros non preoccuparti, effettivamente che ne potevi sapere, nessuno ti ha dato spiegazioni...” disse Kira sospirando. “Allora?” incalzò Frida, che sembrava preoccupata. A quel punto Carlo fece un profondo sospiro e cercò di raccontarle i fatti nel modo meno traumatico possibile.
 “Beh ormai siamo con le spalle al muro, volevamo parlartene domani ma...a questo punto...niente, durante la tua discussione è arrivato Giulio...e Daniel è uscito e lo ha menato”. Frida rimase impietrita. Non sapeva se essere più sconvolta per il fatto che Giulio aveva avuto la faccia tosta di presentarsi all’Università o per la reazione di Daniel, sentiva la mente offuscata, così cercò di metabolizzare nel più breve tempo possibile quella notizia. 
“Ma è completamente impazzito...” riuscì soltanto a sussurrare, “ e poi Giulio che voleva fare? Non ci vediamo da mesi, voleva venirmi a rovinare la giornata?”. Rosario a quel punto si sentì disorientato, “ma chi è Giulio?” chiese a bruciapelo, come fosse un bambino curioso. “Il mio ex, il dottor Bassani”, “quel dottor Bassani?” chiese ancora Rosario con gli occhi spalancati.
“Oddio...povera Clara....è ufficiale: ho un fratello pazzo!”. 
Frida non aveva parole per descrivere lo schifo e la rabbia che provava in quel momento, solo sentir nominare il nome di Giulio la mandava in uno strano stato di ansia e di agitazione, e Kira e Carlo lo sapevano bene, così cercarono di minimizzare la cosa e di cambiare discorso, insomma, era giusto che si godessero la festa, ormai quello era un problema che Daniel doveva risolvere con Clara, e sicuramente lo avrebbero fatto nel migliore dei modi. Frida decise che Kira aveva ragione, doveva godersi quella serata senza farsi condizionare ancora una volta da Giulio e dai suoi colpi di testa, così cercò di rilassarsi, anche se non riusciva a smettere di pensare a quello che Daniel aveva fatto, insomma, avrebbe potuto regolare i conti con Giulio tanto tempo fa, quando lui l’aveva sedotta e l’aveva sottratta a lui, perché lo aveva fatto adesso? Cosa gli era preso?
In ogni caso, poco dopo i festeggiamenti ripresero il loro corso normale, dopo aver mangiato e bevuto abbastanza si misero a ballare come se non ci fosse un domani, sulle note di una magnifica disco dance anni ’80-’90. 
Anche tra Carlo e Kira sembrava essere ritornato il sereno, quella giornata li aveva riavvicinati,  praticamente non avevano litigato nemmeno una volta, il clima tra loro era rilassato e sgombro da inutili tensioni.
“Che giornata assurda”, sussurrò Kira a Carlo mentre ballavano sulle note degli Aerosmith, “mi dispiace soltanto per Clara, era veramente sconvolta...spero riescano a chiarirsi, alla fine Daniel ha fatto quello che chiunque altro di noi avrebbe fatto. Chi di noi non vorrebbe picchiarlo quel maledetto?”. Carlo sembrava più scettico di lei, lui la cosa la vedeva diversamente. “Amore, Daniel ha completamente perso la testa. Io lo conosco bene e nella sua vita avrà preso a cazzotti sì e no due persone, un tipo alle scuole medie e un tipo al Liceo, e una volta era stata solo autodifesa...”, “vabbè ma lui è fatto così,” replicò ancora Kira, “è uno che comunque scatta facilmente...è un po’ irascibile...anche se quello che ha fatto effettivamente è esagerato, poi davanti a tutti, alla presenza di Clara...mamma mia io al suo posto lo avrei ucciso, poverina...ho provato a mandarle un messaggio, ma non risponde. Chissà se avranno parlato...”. 
“Parli del diavolo...” disse all’improvviso Carlo, che in quell’istante vide entrare nel grande giardino Daniel; sembrava tranquillo, quindi forse la situazione si era appianata, pensò, ma cambiò subito idea quando capì che era venuto da solo, così lasciò Kira per un attimo e si avviò verso di lui.
“Che ci fai qui?” gli chiese guardandolo dritto negli occhi “e Clara?”. Daniel gli diede una pacca sulla spalla, “è tutto a posto, non preoccuparti...con lei risolverò tutto domani”. “domani???? Daniel ma stai bene? Ti ricordo che tra dieci giorni lei sarà tua moglie e tu invece di stare con lei e giustificare il tuo stupido comportamento, vieni qui e dici che risolverai domani?”. Carlo era incredulo, quella situazione non gli piaceva, ma sapeva che far ragionare Daniel era una cosa quasi impossibile.
“Ora vado a fare gli auguri a Frida, scusami...”, aggiunse Daniel, e detto questo lasciò il suo amico impalato, che fu raggiunto subito da Kira. “Ma dov’è Clara? Che ti ha detto?”. Carlo aprì le braccia in segno di sconfitta, “non lo so, non capisco che cavolo è venuto a fare, dopo quello che è successo...e la cosa più assurda è che sembra tranquillo, come se non fosse successo niente...Daniel è assurdo, è la persona più strana che conosco...mmm...dopo di te forse...”. Kira ridacchiò “sei proprio uno scemotto!!! Ma...ora che intenzioni ha, vuole fare come se nulla fosse?” chiese ancora lei mentre guardava Daniel da lontano incuriosita, “non lo so, tigre... so solo che oggi sta fuori come un balcone!”.

Frida era tranquilla a sorseggiare uno ottimo prosecco con sua cugina Laura, quando vide Daniel venire verso di lei. “Ah tu sei qui?” gli chiese allora cercando di sembrare rilassata, non voleva fargli capire che lei sapeva tutto quello che era successo quel pomeriggio, era meglio far finta di non sapere niente. Daniel salutò frettolosamente Laura, che iniziò a chiedergli del più e del meno, era più di un anno che non si vedevano, ma Daniel non sembrava interessato a chiacchierare con lei, “Laura, puoi scusarci un attimo?” le disse allora frettolosamente, per poi prendere Frida delicatamente per un braccio.
“Cosa c’è?” gli chiese allora lei, ma Daniel non rispose, la trascinò con sé ed andarono a sedersi sul retro del locale, dove c’erano un paio di panchine.
“perché mi hai portata qui?” gli chiese ancora lei, che sembrava un pò infastidita. Lo guardò negli occhi e notò che nonostante cercasse di sembrare tranquillo, i suoi occhioni azzurri erano lucidi, era un po’ in ansia anche se stava provando a nasconderlo, ma lei lo conosceva bene. “Ho bisogno di parlarti un attimo” le disse, ma lei subito riprese a parlare. “So tutto, Daniel. So cos’è successo”. Davanti a quelle parole Daniel rimase di stucco, voleva parlargliene lui e provare a spiegarle. “Ma perché lo hai fatto? Ormai Giulio è una storia chiusa per tutti quanti, prima di tutto per me. Come ti è saltato in mente di fare una cosa del genere? Ma poi dentro un’Università, con la tua futura moglie accanto a te...cosa ti è passato per la testa? Spero che tu sia almeno pentito...”
Daniel sospirò “Frida, per favore, fammi parlare e ti prego non interrompermi”. Il suo tono serio e profondo la preoccupò molto, sembrava teso e le fu chiaro che non era completamente lucido, ma dopo sue ripetute insistenze decise di farlo parlare.
“Lo so di aver sbagliato, ma rifarei mille volte quello che ho fatto e mi chiedo perché io non abbia fatto prima. Quando oggi ho visto Giulio alla porta dell’aula, mi si è annebbiata la mente, ma finalmente tutto mi è stato chiaro e nel momento in cui gli ho sferrato il primo colpo, allora ho capito veramente. Ho capito che per troppo tempo io ho solo mentito a me stesso, ho solo represso dentro di me tutti i sentimenti che provo. Ho sempre finto che di Giulio non me importava nulla quando ti ha portata via da me, ho sempre finto di odiarti e mi sono creato una vita alternativa, fatta di falsa felicità, di finti sentimenti, tutto finto”.
“Daniel, ma che cosa stai dicendo?? Ti prego fermati un attimo...”
“No! fammi finire, ti prego. Oggi ho capito che ho sbagliato ad incolpare te della fine della nostra storia, quando l’unico colpevole sono stato io. Sono stato io a gettarti tra le sue braccia, non ho combattuto per tenerti stretta al mio fianco, ho preferito cedere all’orgoglio e alla rabbia e quella stessa rabbia non mi ha permesso di vedere le cose con lucidità, come invece riesco a fare adesso. Ho permesso che quel bastardo ti facesse del male, non ho mosso un dito, ho preferito convincere me stesso che ti odiavo, ho preferito mentire a me stesso, mi dicevo solo un mucchio di frottole”.
“Daniel, ma perché stai parlando di questo, adesso?? E’ una cosa vecchia, superata, non ho nessun rancore nei tuoi confronti, è tutto a posto...e tu non sei colpevole di niente...le cose sono andate come sono andate, ma è passato.”
“No, Frida” la interruppe ancora lui poggiandole le mani sulle spalle, come per farle ascoltare meglio ciò che aveva da dire, “la mia rabbia e la mia frustrazione per troppo tempo mi hanno fatto reprimere quello che provavo, quello che sentivo realmente. Io non ho mai smesso di amarti, e l’ho capito solo adesso. Io non lo capivo, ero frenato, ero deluso, e ho preferito allontanarti, isolarti, odiarti, era solo un modo per dimenticarti, ma non ci sono riuscito”.
Frida sentì’ il cuore gelarsi “Daniel, ti prego, perché dici così? Tu stai farneticando, renditene conto! Tu stai per sposarti, penso che tu abbia una crisi pre matrimoniale o non so cos’altro...la nostra storia è andata com’è andata. Io lo so che non mi hai mai odiata, che quando mi trattavi male in realtà non mi odiavi per davvero, ma adesso tu hai la tua vita, hai costruito una storia bellissima, hai trovato la donna giusta, le hai chiesto di sposarti, ora perché dici queste cose a me?”.
“Frida io ti amo e non potrei amare nessun’altra. Non ho mai smesso di amarti, io voglio solo te nella mia vita...tu lo devi sapere.”
“Daniel ti prego”, disse allora Frida spazientita, togliendo delicatamente le sue mani dalle sue spalle, “va’ da Clara e aggiusta la situazione. Non fare o dire sciocchezze in preda alla confusione. Tu sei solo confuso, forse hai solo sfogato la rabbia che avevi nei confronti di Giulio, certo, hai scelto il momento sbagliato, magari lo hai fatto un po’ troppo in ritardo, ma questo non ha niente a che fare con noi o con l’amore. Tu sei solo confuso, sei dannatamente confuso, penso che tu abbia bisogno di schiarirti le idee, di riordinare la confusione che hai in testa..”
A quel punto Daniel le prese il viso tra le mani e la guardò dritta  negli occhi “ti assicuro che non ho mai avuto le idee più chiare di così. Prima ero confuso, prima non sapevo leggere dentro me stesso, ma oggi l’ho fatto e sono sicuro di quello che sto dicendo. Io ti appartengo, Frida, e tu lo sai” e detto questo la attirò a sé e la baciò, ma in un attimo Frida si staccò da lui con un movimento isterico “ma che fai?? “ gli gridò con rabbia, “ma che cosa ti aspetti adesso? Vieni qui, mi fai una dichiarazione d’amore a dieci giorni dal tuo matrimonio e cosa pensavi? che io mi sarei gettata tra le tue braccia?”. 
E a quel punto, spazientita al massimo, si alzò e fece per andarsene, “adesso meglio che tu te ne vada, vai dalla tua ragazza e aggiusta le cose. Lei ti ama, tu la ami, questa è la tua vita. Non siamo dentro un film, Daniel. Questa è la realtà. Io e te non esistiamo più, la nostra storia è sepolta da tempo. Come fai a  pensare di amarmi? Tu sei completamente pazzo...”. 
“Ti prego non andartene”, la implorò lui trattenendola per un braccio, “io lo so che tutto questo ti sembra assurdo, ma credimi io sono sicuro di quello che dico, finalmente sono certo di quello che provo. Forse la nostra storia è sepolta, sì, è vero, ma quello che ci lega no, non lo sarà mai e lo sai meglio di me. Lo so che anche tu mi ami, e io aspetterò che tu lo capisca, perché è così, lo capirai, lo capirai, capirai che quello che c’era tra di noi c’è ancora e c’è sempre stato, te lo leggo negli occhi, lo sai anche tu che è la verità.”.
Frida sospirò,  si mise le mani nei capelli, non capiva più nulla e proprio in quel momento Daniel le prese nuovamente il viso tra le mani e lo avvicinò al suo, riusciva a sentire la tensione di Frida. “Guardami negli occhi e dimmi che non provi lo stesso per me”, le sussurrò quasi con le lacrime agli occhi.
 A quel punto lei distolse lo sguardo, quegli occhi lei non riusciva a reggerli e non riusciva a comprendere realmente cosa stesse succedendo nella testa di Daniel. 
“Meglio che tu torni a casa, Daniel. Andiamo, ti prego”.
“Cosa dovrei fare?” le chiese allora Daniel, afflitto, “dovrei sposare Clara sapendo che amo te? Dovrei vivere con lei ogni giorno, pensando di non aver fatto niente per riaverti? Lo so, ho sbagliato, avrei dovuto capirlo prima, avrei dovuto lottare per te tanto tempo fa...ma io non posso più fingere di non provare nulla...”
Frida gli si avvicinò, non lo aveva mai visto così, istintivamente gli accarezzò una guancia e gli strinse le mani, “Non sto dicendo di fare qualcosa che non vuoi o di cui non sei convinto. E’ normale avere un po di confusione prima di un matrimonio, avere dei ripensamenti, dei dubbi. Ma io so che lo supererai, hai solo bisogno di ritornare in te. La tua è solo paura. E io non posso darti quello che vuoi, perché quello che vuoi è sposare Clara, la donna che ami, la donna che ti ha reso la vita più bella, più piena e che ti ama più della sua vita...”
Daniel a quel punto smise di parlare, le voltò le spalle ed andò via.
Ritornò in mezzo alla folla, ai festeggiamenti, e cercò di apparire rilassato il più possibile. Salutò i suoi amici velocemente ed uscì, ma poco dopo si sentì chiamare da lontano.
Era Rosario, che avendolo visto avviarsi fuori, aveva fatto una corsa per aggiungerlo. “Ehi, tutto a posto?” gli chiese poggiandogli una mano sulla spalla. Daniel non si sarebbe mai aspettato  che proprio lui gli si avvicinasse, dopo tutto quello che era successo tra di loro, il modo in cui avevano litigato e soprattutto dopo il modo in cui lo aveva allontanato dalla sua vita.
“Tutto ok”, si limitò a rispondergli.
“Senti”’, ricominciò Rosario, “mi dispiace per com’è andata la nostra conoscenza, diciamo che come primo approccio non è stato proprio da favola...” disse sorridendo con un velo di tristezza. Daniel gli diede una pacca sulla spalla, “ma no, è stata colpa mia. Devo chiederti scusa per le cose che ti ho detto, non le pensavo veramente, ero solo arrabbiato con me stesso e tu sei stato l’unico a mettermi davanti alla realtà dei fatti, nonostante mi conoscessi meno di chiunque altro...sono contento di aver ritrovato mio fratello...”.
Rosario gli sorrise, tra di loro in quell’istante si instaurò un filo di complicità che entrambi percepirono.
“comunque volevo salutarti, domani partirò per lavoro, andrò a Cuba per qualche tempo.. . non so per quanto. Ma sappi che da oggi hai un fratello, o, se preferisci, semplicemente un nuovo amico. Quando vuoi, io ci sono. Anzi, se vuoi venire a Cuba, sarai il benvenuto!!!”.
I due si salutarono con un forte abbraccio, era la prima volta che Daniel abbracciava suo fratello ed era la prima volta che Rosario abbracciava il suo. Quella sera Daniel pensò che forse aveva perso la cosa più preziosa che aveva, per colpa del suo carattere e del suo orgoglio, ma almeno aveva fatto in tempo a recuperare quel rapporto appena nato, e che volente o nolente li avrebbe uniti per sempre.

Ora rimaneva  Clara, l’ennesima persona con cui aveva sbagliato, doveva andare da lei, doveva parlarle e in quel momento aveva la calma e la forza giusta per farlo.
Il mattino dopo si svegliò col pensiero di andare da lei e la trovò a casa, gli sembrò che fosse anche più sconvolta della sera precedente. Entrò in casa e lei non disse una parola. Aveva gli occhi gonfi di chi ha pianto tanto, i capelli arruffati di chi è stato con la testa sul cuscino, il viso stanco di chi non ha mangiato. 
Daniel invece quella mattina si sentiva finalmente sereno dentro di sé, come non lo era da tanto.”Mi dispiace”, riuscì a dirle stringendola a sè. Clara si strinse a lui con tutte le sue forze, sentiva ancora il bisogno di piangere ma fu abbastanza forte da trattenere le lacrime. “Dai, sediamoci...” le disse ancora portandola per mano sul divano, per poi accomodarsi accanto  a lei.
“Mi dispiace per quello che ti ho fatto ieri, mi dispiace di averti fatta piangere, di averti ferita...”. Clara tirò sul col naso, tutta la notte non aveva fatto altro che maledire Daniel, ma ora che ce l’aveva davanti provava solo l’irrefrenabile desiderio di buttarsi tra le sue braccia forti e di sentire il suo profumo, nonostante tutto, nonostante si sentisse ferita, non riusciva ad odiarlo. Gli strise la mano e lo guardò con i suoi grandi occhi verdi, lucidissimi, ma che erano pieni d’amore. “Dimmi che andrà tutto bene, Daniel...dimmi che stanotte anche tu, come me, hai pensato a noi, e come me hai capito che io e te veniamo prima di tutto, prima di ogni incomprensione...io lo so che ieri non volevi ferirmi, lo so che hai agito solo in preda all’istinto. Dovevi solo chiudere una vecchia questione e  lo hai fatto, ho capito tutto. Sono pronta a perdonarti, anche se è dura, solo perché ti conosco, so come sei fatto...”. Daniel distolse lo sguardo, restando in silenzio, e sentì Clara stringergli più forte la mano, come se gli stesse implorando di risponderle. “Clara non è così...io ho sbagliato tutto con te. Mi dispiace, mi dispiace così tanto...ma io...”
“Daniel, che cosa stai dicendo?” gli chiese lei con voce tremante, per poi alzarsi di scatto, “Daniel cos’hai sbagliato? Cosa?”.
“Lo sai anche tu, Clara”, rispose lui cercando di restare calmo, poi si alzò e avvicinandosi a lei la accarezzò con dolcezza. “Tu lo hai capito prima di me che Frida è sempre stata in mezzo a noi due. Mi dispiace di averti illusa, ma non l’ho fatto volontariamente...io non sapevo cosa stavo facendo, non sapevo cosa provavo”.
“Ma che cosa stai cercando di dirmi?” gli urlò lei, “Daniel che cosa stai dicendo?”. Daniel a quel punto la abbracciò per tranquillizzarla, perché sapeva che i suoi nervi stavano nuovamente per cedere. 
“Clara” le disse allora cercando di tenerla stretta a sé, “io non posso sposarti, non posso...mi dispiace”.
A quel punto lei si divincolò dalla sua presa, “mi stai lasciando? Ci è riuscita, ci è riuscita a portarti via da me!!!!! Dovevo aspettarmelo, ha vinto, ha vinto lei...vai, va da lei!! Vattene!!”.
“Frida non c’entra niente, non correrò da lei. Lei non mi ama più. Ma io non posso fingere di non provare niente per lei...Clara ti prego, cerca di capire...io non volevo farti del male, io l’ho capito solo adesso...”
“Tu mi hai usata...” disse lei guadandolo con disprezzo, “mi fai schifo” sussurrò ancora...
“Clara, io so che ora non riesci a capirlo. Ma se fossi rimasto ancora con te avrei solo continuato a mentire a me stesso...se io lo avessi capito prima, se avessi saputo leggere dentro me stesso, non sarei mai arrivato fino a questo punto con te...io non ti ho usata. Quando dicevo di amarti, quando ti ho chiesto di sposarmi io ero sincero, lo volevo veramente. Ma non capivo che stavo solo cercando di reprimere i miei sentimenti.... mi dispiace....spero che un giorno tu possa perdonarmi...”
Davanti a quelle parole Clara scoppiò in un pianto isterico, gli urlò di andarsene e di non farsi vedere mai più.
Daniel si sentiva un verme, ma era arrivato il momento di essere onesti una volta per tutte e se questo significava sentirsi ferito e, a sua volta, ferire qualcuno, purtroppo non dipendeva più da lui, doveva fare quel che andava fatto e smettere di vivere senza ascoltare davvero il suo cuore.
Anche lui adesso era rimasto solo, come si meritava, ma decise che da quel giorno avrebbe continuato solo a seguire ciò che sentiva davvero, a seguire i suoi veri sentimenti, anche se sarebbe stata dura.






lunedì 8 agosto 2016

Episodio CXLIII "Una festa col botto!!"- I Parte


Frida si sentiva agitata, era completamente nel pallone mentre camminava avanti e indietro, su e giù di continuo da un lato all’altro del piccolo terrazzino, con la tesi in mano, guardando ogni due minuti l’orologio: erano le 10.30, mancavano 8 ore all’inizio della seduta di Laurea per il Dottorato. Provava a ripetere qualcosa, ma non le riusciva semplice dal momento che aveva altri mille pensieri in testa, così sbuffò sonoramente e si lasciò cadere sulla sedia, abbandonando la tesi sul tavolo come fosse una scocciatura. “Ok Frida, respira profondamente”, ripeteva tra se e se a voce bassa, “ti stai solo facendo prendere dal panico senza alcun motivo...” e detto questo cominciò a respirare lentamente per cercare di concentrarsi e tranquillizzarsi. Proprio in quel momento arrivò Kira, che fino a poco tempo prima era rintanata nella sua stanza a dormicchiare col ventilatore puntato addosso; le si piazzò davanti con aria interrogativa, coi suoi capelli arrufati e un pigiamino a fiorellini verde “ma che stai facendo, yoga?” le chiese con una punta di ironia. Frida sbuffò e l’amica notò che aveva assunto la tipica espressione demoralizzata che usava quando stava per lamentarsi inutilmente e infatti ci aveva visto bene, visto che per mezz’ora non fece altro che lagnarsi del fatto che non ricordava niente di ciò che aveva scritto nella tesi, che il professore la odiava e quindi l’avrebbe sicuramente trattata male, che 8 ore non le bastavano per ripetere tutto nei minimi dettagli e per riordinare le idee. Kira stette ad ascoltarla scettica per tutto il tempo, finchè non scoppiò a ridere quando Frida raggiunse l’apice della sua ridicola disperazione: “la cosa peggiore” disse quasi piangendo “è che non so cosa mettermi!!! Non ho niente, niente!!! E non ho il tempo di fare shopping! Sono rovinata....è tutto uno schifo....”. A quel punto Kira proprio non riuscì a trattenere le risate, quando Frida era in ansia si lagnava come una bambina e lei non poteva fare altro che consolarla e compatirla, perché era semplicemente quello che voleva, essere compatita. In tutto ciò il poverino che doveva assistere a tutte le sue crisi di nervi era Merlino, che stava spaparanzato davanti la ringhiera del terrazzo, con tanto di lingua da fuori, sconvolto per il caldo e forse anche un po’ per le lamentele della sua padrona. “Guarda, povero Merlino” disse allora Kira, “anche lui non ti sopporta più! Hahahah, ha proprio l’aria di chi si è arreso!”. “Smettila di fare la spiritosa! Piuttosto, Carlo è tornato da Firenze? Stasera ci sarà alla festa? Mi aveva promesso di sì....”. Kira a quel punto storse il naso “ah, io non ne so niente! Se ti ha promesso che sarebbe venuto, vuol dire che verrà! Non mi ha detto ancora nulla...so solo che ha parlato proprio ieri l’ amico proprietario di quel locale dove vuoi festeggiare e che per il tuo party in piscina è tutto ok, tutto prontissimo....”. Frida sgranò gli occhi, cioè Carlo non aveva ancora aggiornato Kira su quando sarebbe tornato? Non era proprio da lui, ma in ogni caso Kira voleva evitare l’argomento, così cambiò discorso, “piuttosto”, continuò accomodandosi accanto a lei, “è rimasto male del fatto che tu non abbia voluto festeggiare alla tenuta, sei proprio una testa dura!”. “Lo so, lo so”, rispose Frida sbuffando, “ma gliel’ho spiegato...se lui fosse stato qui e avesse seguito tutti i preparativi, l’avrei fatto volentieri...ma dato che ad occuparsi della tenuta ora è praticamente solo Daniel, non mi pareva il caso di chiederlo a lui...sta anche impegnatissimo per il matrimonio, mancano meno di dieci giorni...preferisco festeggiare al Blue Night, lui già mi ha dato una grande mano contattando il suo amico per assicurarmi un trattamento speciale e gliene sono grata...va bene così...”. 
Kira  fece spallucce, e proprio in quel momento bussarono alla porta “chi sarà a prima mattina?” chiese allora, per poi costringere Frida ad andare ad aprire, era troppo sgangherata con quel pigiama. Mentre aspettava con orecchio acuto di capire chi fosse alla porta, per un attimo sperò che fosse Carlo, ma poi si accorse che quella voce, seppur familiare, non era la sua, e sospirò ormai esasperata. “Guarda Rosario che bei fiori che mi ha portato!!!” esclamò Frida entusiasta mostrandole un enorme mazzo di enormi girasoli. “Oh Ros”, esclamò Kira vedendo il ragazzo, “meno male che sei arrivato tu!! Non la reggo più!!!! Vado a prepararti qualcosa per colazione, ti va?”, Rosario accettò volentieri, era già veglio da un paio d’ore e aveva bevuto a malapena un caffè, una bella spremuta con un cornetto gli avrebbero fatto più che bene. Non appena si fu accomodato sulla sedia a sdraio, Merlino gli corse incontro scodinzolando per poi saltargli praticamente sulle gambe, dove decise di accoccolarsi, godendosi le sue carezze. “Allora” esordì Rosario “come ti senti? Sei pronta per oggi pomeriggio? A giudicare dalla tua faccia, sembri un po’ in ansia!”. Frida sbuffò “sì, ammetto che mi tremano un po’ le gambe, ma ti ringrazio per il tuo pensiero sei stato molto carino...”. “Dai che andrai benissimo, saremo tutti lì a tifare per te!!!! A proposito, ci sarà anche Daniel?”,  “credo di sì, insomma, lui mi ha dato una mano per la tesi e quindi l’ho invitato insieme  a Clara, credo che al party verranno sicuramente, forse anche alla seduta, non so...ah ecco Carlo!!!!”. Finalmente Frida ricevette un messaggio del ragazzo, aveva appena preso l’aereo, sarebbe arrivato a Napoli in men che non si dica, gli rispose pregandolo di avvisare anche Kira, se non lo avesse ancora fatto, per fortuna ricevette da lui risposta affermativa ed infatti poco dopo anche Kira ricevette una sua telefonata, tutto era a posto, doveva solo arrivare suo fratello Roberto e i suoi genitori per essere al completo. 
Dopo aver fatto colazione Rosario la convinse finalmente a chiudere la tesi e smetterla di ripetere e si offrì per aiutarla a scegliere cosa indossare, ormai erano diventati grandi amici, Frida gli aveva anche fatto conoscere un paio di ragazze con cui era poi uscito, si trovava bene con lui, anche se sapeva che prima o poi avrebbe lasciato Napoli. Le aveva anche raccontato del fatto che Daniel lo aveva scartato dalla sua vita, dicendogli di non avere intenzione di trattarlo come un fratello e Frida aveva subito capito quanto c’era rimasto male, “è un tipo lunatico”, gli aveva detto cercando di minimizzare, “lo conosco bene e so che cambierà idea e capirà di aver sbagliato, fidati...a volte è solo un po’ troppo istintivo e precipitoso, ma ci penserà su e le cose si aggiusteranno, vedrai”, gli aveva detto. 

Rosario alleggerì la mattinata e finalmente a casa delle ragazze fu smorzato il clima di ansia e tensione che si stava creando prima del suo arrivo. A pranzo tutti e tre mangiarono il piatto forte di Rosario, frittata di patate in mezzo a due fette di pane, casareccio ma saporitissimo, altro che novel couisine! Il tutto ovviamente accompagnato da un’ottima birra ghiacciata. Kira e Rosario alla fine erano anche riusciti ad aiutarla a scegliere l’outifit: per la seduta un tailleur con pantalone palazzo e camicetta di seta, mentre per il party in piscina un vestitino rosso un po striminzito, ma mozzafiato, che Frida aveva comprato un mese prima ma non aveva mai indossato, aveva ancora l’etichetta. Negli ultimi giorni era stata talmente impegnata da non aver trovato un po’ di tempo libero per fare shopping, ma per fortuna il suo armadio strapieno nascondeva mille tesori!! 
Dopo pranzo Rosario tolse il disturbo, il suo ruolo da antistress era finito, doveva preparasi anche lui per la seduta, Frida lo salutò stringendolo forte “grazie, sei stato davvero prezioso” gli disse senza mollare la presa, “ah” aggiunse staccandosi e sorridendo vivacemente “se stasera vuoi portare la tua nuova fiamma, come si chiama...Raffaella....ovviamente anche lei è la benvenuta! Hehehe”; Rosario arrossì un po’, “non credo che verrà...e poi stasera avrò occhi solo per te, con quel vestitino”, disse con aria ironicamente ammiccante, che li fece scoppiare a ridere.
Alle 16.30 arrivarono i suoi genitori e Roberto. Sua madre Anna, come al solito, non nascondeva l’ansia, Frida la pregò di starsene un po più calma, aveva il potere di metterla in agitazione come nessun altro, e come previsto battibeccarono tutto il tempo , mentre suo padre manteneva il suo atteggiamento pacato e rilassato, si limitò ad abbracciarla per sussurrarle che era orgoglioso di lei, come del resto lo era sempre stato. Alle 17.30 in punto tutti erano pronti, e raggiunsero l’Università, anche  Kira era davvero glamour con una bellissima camicetta rossa abbinata un semplice pantalone nero e i capelli raccolti in una traccia e appena arrivarono Carlo la notò subito. Lui era lì da più di mezz’ora, era arrivato direttamente da Capodichino per paura di non fare in tempo e, come la vide, quasi sobbalzò, si era quasi dimenticato di quanto fosse bella, gli era mancata.
Kira subito lo scorse, ma non riuscì a perdere l’aria severa che oramai l’accompagnava sempre, ogni volta che incrociava il suo sguardo, si salutarono con un bacio tenue, quasi distratto, sulle labbra ed entrarono, parlando del più e del meno, di come fosse andato il suo piccolo viaggio da Firenze e Kira volutamente evitò di chiedergli per quale motivo non l’avesse avvisata prima del fatto che sarebbe venuto, decise  di sorvolare, voleva godersi quella giornata senza complicazioni. 
Presero posto l’uno accanto all’altra, la commissione esaminatrice non era ancora il completo e nell’aula c’era un gran trambusto e poco dopo videro entrare Rosario, che prese posto in piedi in un angolo con la sua inseparabile macchina fotografica, e poi Daniel e Clara che trovarono posto nella fila davanti a loro. Frida, posizionata in prima fila, vide arrivare tutti, non si aspettava che Daniel e Clara venissero, credeva fossero stati presenti solo al party, ma ne fu felice, e proprio Clara da lontano le fece un segno di OK con le dita, per darle coraggio.
Forse la più tesa di tutti, anche se non dava a vederlo, era proprio Kira, che sentiva lo stomaco contorcersi. Quel momento era finalmente arrivato, pensò, dopo tutta la strada travagliata che aveva dovuto affrontare accanto a Frida, la fine della storia con Giulio, la sua depressione, i litigi tra di loro, la paura di non riuscire a prendere questo dottorato. Era lei, da sola, che le era stata accanto ogni giorno, solo lei sapeva l’ansia e la tensione a quali livelli erano arrivati, ed era stata lei a tirarla su e a darle coraggio, quindi forse era emozionata soprattutto per questo, perché quella era una vittoria anche un po’ sua, aveva contribuito enormemente alla realizzazione di quell’obiettivo.  Comunque , guardando Frida da lontano, le sembrò un po’ più tranquilla, forse vederli tutti lì la faceva sentire al sicuro, a volte era un po’ come un cucciolo impaurito, aveva bisogno di sentirsi circondata dagli affetti più cari per appaciarsi.
Alle 18.00 in punto tutto era pronto, la commissione era al proprio posto, Frida sarebbe stata la terza ad essere esaminata. Kira e Carlo ascoltarono con attenzione i primi due dottorandi, e furono concordi sul fatto che Hegel, Kant, e tutti quei vecchiacci lì, fossero di una noia mortale. Certo, le ricerche e gli studi dei dottorandi avevano sicuramente un loro valore scientifico, ma erano particolarmente noiose. 
Soprattutto Carlo si sentiva annoiato, così nell’attesa che chiamassero il nome di Frida, iniziò a guardarsi un po’ intorno: proprio nella fila davanti a loro erano accomodati Clara e Daniel, i familiari di Frida erano seduti molto più avanti, mentre Rosario era in un angolo dell’aula con la sua super macchina fotografica, già intento a fare i suoi scatti. Poi si voltò a guardare Kira, lei era bellissima con i capelli raccolti sul lato, gli occhi truccati appena e un filo di lucidalabbra; gli sembrò che fosse un po’ tesa, così, istintivamente, le pose una mano sulla coscia e poi le accarezzò il ginocchio e con sua grande sorpresa dopo qualche attimo lei poggiò la mano sulla sua. Non si guardarono, i loro sguardi non si incrociarono, ognuno guardava davanti a sé, eppure quelle mani, l’una sull’altra, significavano che un contatto tra loro ancora era possibile nonostante tutte le incomprensioni degli ultimi tempi e Carlo ne fu felice, si sentì rasserenato e sorrise tra sé e sé. Kira gli strinse la mano più forte, così lui finalmente si voltò verso di lei e le accarezzò dolcemente la guancia, “cosa c’è? Sei emozionata per Frida?”; a questa domanda Kira si irrigidì, come usava fare, “perché dovrei?” disse allora cercando di mostrarsi distaccata “beh, mi era sembrato di sentirti un po tesa, tutto qua...”. Kira sorrise e finalmente anche lei lo guardò negli occhi, “una seduta di laurea è sempre una bella cosa...e poi non vedo l’ora di ascoltare Frida, lo ammetto...”. Quel breve dialogo a voce bassa, per non infastidire i laureandi, rasserenerò anche Kira, perché riuscì a sentire Carlo più vicino a lei, mentre ancora continuava a tenerle dolcemente la mano, forse erano mesi che non lo faceva, eppure era un gesto così semplice, così naturale.
“Cesari Frida!”. Quella chiamata fece sobbalzare Kira, che finalmente si risvegliò dai suoi pensieri e si mise sull’attenti. Vide Frida alzarsi dalla sua postazione e mentre si avviava alla cattedra, si girò verso di lei con aria un po’ impaurita, al che sia lei che Carlo le fecero il segno col pollice alzato, tutto sarebbe andato per il meglio, com’era stato per la triennale e per la specialistica.
Il relatore presentò la tesi di dottorato e la sua ricerca sulla filosofia russa e poi le domandò a quali conclusioni fossero arrivati i suoi studi, in particolare sulla concezione che Fedor Dostoevskij avesse su Dio e sulla spirituralità.
 Kira sorrise, sapeva che era l’argomento preferito della sua amica, quello su cui si era impegnata maggiormente e sui cui aveva concentrato di più le sue ricerche i suoi approfondimenti negli ultimi mesi. 
Da lontano vide Frida fare un gran respiro per poi iniziare a parlare e ad esporre la sua teoria come un fiume in piena. La sua testolina si muoveva a ritmo delle sue parole, come al solito, e sapeva bene lo sforzo immane che stava facendo per evitare di gesticolare, tenendo le mani bel poggiate sulle gambe e la schiena dritta, “gesticolare davanti a una commissione è così poco elegante!”, le ripeteva sempre.
Intanto, mentre lei cercava di seguire il discorso di Frida, già era passato un quarto d’ora e le domande indagatrici e curiose dei professori della commissione si facevano sempre più incalzanti e per Kira stava diventando un po difficile mantenere il filo del discorso e proprio mentre cercava di sforzarsi per capire fino in fondo di cosa stessero parlando, fu Daniel ad attirare la sua attenzione. 
Infatti, mentre fino ad un secondo prima era seduto proprio davanti a lei, improvvisamente, tutto d’un tratto, si era alzato di scatto e si era avviato velocemente verso la porta principale dell’aula. Lei lo seguì con lo sguardo incuriosita  e non fece nemmeno in tempo a capire dove andasse così di fretta che si voltò verso Carlo, tozzandogli insistentemente la spalla con il gomito. 
“Che c’è amore? Sto cercando di ascoltare Frida...” le disse allora un po’ infastidito, a voce bassissima, ma guardandola capì che doveva dirgli qualcosa di davvero importante. 
“Dobbiamo uscire subito! Alziamoci, su...” gli disse allora in un orecchio, al che Carlo la guardò con sguardo interrogativo, ma Kira non gli diede il tempo di chiederle spiegazioni, perché lo prese quasi con violenza per la mano e lo trascinò con lei verso l’uscita, cercando di non dare troppo nell’occhio e di non fare troppo chiasso.
“Mi dici che cavolo fai?” le sussurrò allora Carlo mentre lei lo trascinava fuori “dobbiamo recuperare Daniel prima che faccia una cazzata!” esclamò allora lei a voce bassissima, mentre Carlo non riusciva a capire a cosa si stesse riferendo. 
Appena uscirono dall’aula, in mezzo all’enorme corridoio della facoltà di lettere e filosofia, Carlo finalmente, in un attimo, capì cosa stava succedendo dalla scena che gli si presentò davanti: 
un mazzo di rose buttato per terra, calpestato, e Daniel che teneva Giulio per la camicia, contro il muro. A giudicare dalle ferite sul volto, doveva avergli  già sferrato un paio di cazzotti, e proprio nel momento in cui si stava avventando nuovamente su di lui, Carlo si precipitò come un razzo, e provò a tirarlo per la giacca, per cercare di staccarlo da Giulio. Ma la sua presa fu troppo debole, così Daniel riuscì a dargli un altro pugno dritto sul naso. Kira stava lì davanti con le mani sul viso, incredula “Carlo, fermalo, fa qualcosa!”, esclamò in preda al panico.
Così  Carlo fu costretto con tutta la sua forza a prendere Daniel da dietro, cingendogli il corpo con le sue braccia per allontanarlo il più possibile dal dottor Bassani, “Daniel basta, calmati! Ma che ti prende??”. 
Intanto Giulio era appoggiato con la schiena al muro accovacciato sulle ginocchia e si toccava il viso visibilmente dolorante e mezzo tramortito.
 Daniel, invece, stretto dalla presa di Carlo, sembrava un cavallo impazzito, continuava a dimenarsi per liberarsi dell’amico, blaterando parole sconnesse, “lasciami!” urlava, “Carlo lasciami! Maledetto verme schifoso! Vattene da qui, vattene!! Con che faccia ti presenti qui, eh??? Con che faccia? Io te la spacco quella faccia di culo!”, continuava ad urlare pronto a scagliarsi di nuovo contro Giulio, mentre Kira gli si avvicinò per soccorrerlo. 
Proprio in quel momento arrivò Clara che davanti a quella scena rimase impalata, come mummificata. Ci mise qualche istante per realizzare cosa stesse accadendo e appena capì che Daniel era fuori di sè, cercò anche lei di trattenerlo per farlo calmare. “Ora è meglio che tu te ne vada, Giulio!! Vorrei sapere veramente che ci sei venuto a fare...dopo tutto quello che hai combinato...” urlò Carlo ancora intento a trattenere la foga di Daniel, “Kira, lascialo uscire, altrimenti qui la situazione non si calma!”. Intanto, in poco tempo si era radunata una piccola folla intorno a quella scena pietosa, mentre dentro l’aula tutto stava procedendo bene, perché Kira aveva avuto la prontezza di chiudere la porta. 

Nel frattempo Frida aveva terminato la sua discussione e con un gran sorriso si voltò verso la platea, per cercare lo sguardo di Kira, ma notò con sorpresa che i suoi amici non c’erano più. Fu stupita di  vedere i loro posti vuoti, non c’erano Kira e Carlo e neppure Daniel e Clara, così rivolse lo sguardo verso Rosario che fece spallucce, lui li aveva solo visti uscire, ma aveva continuato a dedicarsi ai suoi scatti, non aveva nessuna idea di dove fossero andati, entrambi erano ignari del fatto che tutti e quattro fossero proprio lì fuori, dove Daniel si era calmato, si era messo seduto su uno scalino con la testa bassa e gli occhi rivolti a terra, Kira e Carlo erano una di fronte all’altro, rimasti senza più parole, ammutoliti, mentre Clara sembrava la più sconvolta, appoggiata al muro con le braccia conserte e il capo chino.
“Meglio che ce ne andiamo”, disse improvvisamente Clara con un filo di voce rivolgendosi a Daniel, “per oggi hai già fatto troppo...”. 
Daniel però non le diede alcuna risposta, così fu Carlo ad intervenire, “Dà, meglio che ora tu te ne vada a casa e ti schiarisca un po’ le idee...evitiamo a Frida questa scena, per cortesia....evitiamola a tutti...vai, su”. 
Daniel ascoltò l’amico e seguì Clara fuori dalla facoltà, mentre Kira e Carlo rientrarono in aula cercando di sembrare rilassati e sorridenti.

Durante tutto il tragitto fino a casa sua, Clara non aveva detto una parola, l’aria tra di loro era tesa, lei sembrava una bomba ad orologeria, mentre Daniel le era sembrato tutto il tempo immerso nei suoi pensieri mentre guidava nervosamente fino a casa, anche lui in silenzio.
“Che spettacolo che hai dato...non sai quanto mi sono sentita umiliata, complimenti!”. 
Queste furono le prime parole che Clara riuscì a dire appena rientrati in casa,
 con voce tremante, come se stesse per piangere, ma allo stesso tempo carica di rabbia di risentimento. 
Daniel si sedette sul divano con la testa tra le mani, senza rivolgerle uno sguardo, quasi come se la cosa non gli interessasse. Lei allora gli si piazzò davanti, cercando di attirare la sua attenzione, il suo silenzio la faceva innervosire ancora di più, avrebbe voluto spaccargli qualcosa in faccia o fare anche di peggio. 
“Daniel dì qualcosa, cazzo!!” urlò allora all’improvviso, con un grido isterico, ma Daniel ancora una volte rispose col silenzio. 
Clara sospirò e prese a camminare su e giù, nervosamente, sentiva di essere sull’orlo di una crisi di nervi, ma non voleva mollare, voleva che Daniel si confrontasse con lei, ne aveva il diritto e lui aveva il dovere di farlo, voleva parlare, voleva capire cosa gli passasse per la testa.
Così gli si piazzò di nuovo davanti “tu mi devi una spiegazione!” 
“Non ho nessuna spiegazione” rispose allora lui, uscendo finalmente dal suo mutismo e rivolgendo lo sguardo verso il soffitto. 
“Come sarebbe a dire che non hai nessuna spiegazione? Tu DEVI trovarmi una spiegazione. Tra meno di dieci giorni tu sarai mio marito e io devo sapere che cosa ti è passato per la testa!”
“Non lo so”.
“Non lo sai? Non lo sai? AH! E pensi di cavartela così? Il mio uomo, il mio futuro marito, prende a pugni l’ex di un’altra donna, e pensa di cavarsela così? E a me non ci pensi? Eh? Guardami in faccia!!”. 
Daniel ancora una volta non rispose e Clara in realtà non era nemmeno sicura che la stesse ascoltando, così sentì di nuovo i nervi cederle e riprese ad urlare in preda all’isteria, “almeno giustificati!!!!! Prova a giustificarti!!!”, ma davanti al suo mutismo insopportabile, iniziò a strattonarlo e a dargli dei piccoli pugni sul petto, continuando ad implorarlo di darle una spiegazione a tutto quello che era successo.
Ma Daniel la staccò da lui con un gesto di stizza “basta! Basta! Non lo so cosa mi è preso, ok? Non lo so, non lo so ,non lo so!!!!!”. 
“Dove vai adesso?” le chiese lei vedendolo alzarsi ed avviarsi verso la porta. 
“Torno a casa mia, ho bisogno di pensare”.  
“E mi lasci così? Come una stupida?” gli urlò lei dritto in faccia,  “non solo mi umili davanti a tutti, ma ti permetti anche il lusso di andartene senza parlami e senza discutere con me??? Non ti è bastato quello che hai fatto??” mentre urlava queste cose sembrava una furia, era palesemente arrivata al  limite, ma Daniel si mostrò freddo ed imperturbabile.
“Devo tornare a casa, devo pensare a tutta questa faccenda, da solo. Ne riparliamo domani a mente lucida...”, si limitò a dirle,  per poi uscire di casa richiudendosi la porta alle spalle.
Clara sentì crollarle il mondo addosso, tutta quella situazione le sembrò un incubo, non riusciva più a pensare, riusciva solo a piangere, sentiva le forze mancarle. Così rimase dietro quella porta da cui Daniel era uscito qualche minuto prima, si accovacciò per terra e si lasciò ad un pianto isterico, misto di rabbia, rancore ed incertezze.



giovedì 4 agosto 2016

Episodio CXLII "Fratelli"

Clara e Daniel finalmente rientrarono a casa di lui, dopo l’intensa riunione dei docenti indetta dal Preside che era durata la bellezza di tre ore. 
“Sono stremata!” esclamò Clara, che si buttò letteralmente sul piccolo divano,  per poi togliersi nervosamente le scarpe che indossava dalla mattina, “sapevo di dovermi mettere le scarpette da ginnastica, stupida me! Queste ballerine non solo sono orribili, ma pure scomode!!”. 
Daniel le si sedette accanto e sorridendole le diede due teneri baci sul collo, “mamma mia, si sono fatte le 20.00 in un momento! E sinceramente inizia a salirmi un po’ di fame...” le disse;   “potremmo...”   “no!” la bloccò Daniel immediatamente, “il sushi lo lascio a te! Io stasera vado di pizza!! Un bel ripieno cicoli e ricotta!”. Clara lo guardò schifata, e con un po’ di insistenza lo convinse almeno a prenderlo cotto al forno per evitare la frittura. 
“Mmmmm...va bene, prenderò il ripieno rigorosamente al forno solo se tu rinuncerai al sushi! Dai, la pizza va mangiata in compagnia! Prenditi na margherita senza fare troppe storie!”. 
Clara sbuffò sonoramente, un po’ di fame ce l’aveva, ma aveva già abbondato coi carboidrati a pranzo, “tu non vuoi farmi proprio entrare nell’abito da sposa eh!!!!?? Vabbè...vada per la margherita, vorrà dire che domani passatina di verdure!”. 
Felice della sua piccola conquista, Daniel estrasse velocemente il cellulare dalla tasca e chiamò la pizzeria, per le nove avrebbero avuto la loro cena! Ad un certo punto, però, la sua espressione cambiò totalmente, il suo sorrisone a trentadue denti si spense in un attimo, e Clara se ne accorse subito, “che c’è? Chi ti ha scritto?” gli chiese allora avendo sentito lo squillo di what’s up; 
Daniel sbuffò reclinando la testa all’indietro “mamma mia, che rompi palle questo!! Ma chi me l’ha mandato fino a qui? Cosa ho fatto di male?”. Clara lo guardò esterefatta, “ma di chi stai parlando? Sembri davvero disperato...”
“Rosario!!!” esclamò Daniel quasi ringhiando, “domani vuole pranzare con me... perché mi è sfuggito che il giovedì è il mio giorno libero, perché??? Che errore da dilettante, adesso non me lo scollo più di dosso...”.  Clara ridacchiò incredula, “ma perché dici così? Vuole solo fare amiciza con te, conoscerti meglio...”   
“no! non è così ingenuo come pensi...è solo un rompi palle! Fa mille domande, parla sempre, è fastidioso e spesso è anche inopportuno! Non lo reggo per più di cinque minuti!”. Clara lo guardò severamente “sei troppo duro con lui...io non lo vedo per niente un rompi scatole! Sicuramente è un ragazzo chiacchierone, ma è intelligente, dice cose interessanti...perchè ce l’ hai tanto con lui? Magari ti fa tante domande solo perché vuole conoscerti meglio, insomma, sei suo fratello!! Dagli un po’ di tregua...”. Daniel non sembrava affatto d’accordo con il discorso buonista e bigotto di Clara, “senti amore, io non ho mai avuto un fratello, quindi non so cosa significa essere fratelli e francamente non posso imparare a fare il fratellone dopo nemmeno due settimane di conoscenza! Poi ho mille cose per la testa, la morte del padre di Carlo, lui che non c’è mai, la tenuta, la scuola...e si mette pure sto Rosario! Mi sento il suo fiato sul collo!”. Clara sospirò sonoramente, sapeva che Daniel era un po’ particolare, a volte era un mare di tranquillità, altre volte diventava irascibile anche per piccole cose, così cercò di fargli vedere le cose in maniera più ragionevole “amore, so perfettamente che per te scoprire di lui e di tuo padre è stato un fulmine a ciel sereno e so anche che non ci si abitua all’idea di avere un fratello così all’improvviso. Però, mettiti anche nei suoi panni...lui ha sempre saputo della tua esistenza, ha convissuto con un padre che ha pensato sempre a te e appena ha potuto è venuto a cercarti in capo al mondo...a differenza tua che invece non hai mai saputo niente e sei stato abituato ad essere un figlio unico. Quindi, ora che dopo tanti tanti anni ti ha ritrovato, è ovvio che voglia stabilire un contatto con te, è felice di essere riuscito ad esaudire il più grande desiderio del padre e a rivedere quel fratello che per lui, fino a poco tempo fa, era solo un fantasma...dai, sii un po’ più sensibile...”. 
Daniel sbuffò per l’ennesima volta restando titubante; era felice di aver scoperto tutta la verità su suo padre, ovvio, ma forse non era pronto  e Rosario con la sua irruenza non gli rendeva le cose semplici e per di più l’ultima volta si erano lasciati malissimo, con la sua impertinenza e il suo sarcasmo era riuscito a farlo innervosire. 
“Dai, domani pranza con lui...fallo per me...” miagolò Clara accarezzandogli il viso, sapendo perfettamente che nei momenti di nervosismo Daniel aveva solo bisogno di essere coccolato come un  bambino e infatti alla fine lui cedette, l’indomani avrebbe fatto un salto alla tenuta per controllare che fosse tutto a posto e per incontrare il commercialista e poi avrebbe pranzato a casa con il fratello.


“Vedi se non devo mettermi pure a cucinare...”, borbottò Daniel tra sé e sé mentre si destreggiava ai fornelli. Cucinare non gli era mai piaciuto particolarmente, era convinto che la sua mente fosse troppo caotica , non aveva la calma giusta per stare in cucina, e anche se la fantasia non gli mancava, erano alcune delle nozioni fondamentali a mancargli del tutto; infatti erano anni che Carlo gli prometteva periodicamente di dargli qualche buona lezione, ma poi puntualmente non aveva mai mantenuto la parola, tutto si era risolto sempre in un nulla di fatto, quindi solitamente quando era costretto a cucinare per sé, si limitava a pasta asciutta, panini, insalate, frittate e cose veloci. Per Rosario quel giorno decise di preparare delle velocissime farfalle panna e salmone e come secondo infornò un polpettone già pronto, comprato al supermercato, si stava sforzando anche troppo per i suoi gusti, non moriva dalla voglia di vederlo dopo il piccolo battibecco che avevano avuto alla tenuta qualche sera prima e né tantomeno aveva voglia di servirlo come un ospite d’onore.  Alle 12.30 in punto Rosario già era a casa sua, entrò col suo  grande sorriso, che sembrava non abbandonarlo mai, e lo salutò come se nulla fosse mai successo tra loro alla tenuta. Rosario si accomodò in cucina, mentre Daniel controllava che tutto fosse a posto ai fornelli, e guardandosi curiosamente intorno notò che il fratello era un bel po’ disordinato. “Clara come fa a sopportare il tuo disordine? Sembra una donna così precisa....”, gli chiese allora ridacchiando; Daniel lo guardò con aria scocciata, “ma infatti non vive qui, la mia casa può essere disordinata quanto voglio!”   “vabbè, la tua casa ancora per poco! Poi dovrai metterti in riga, maritino! Ahhahaha”. Daniel sorrise istintivamente, in alcune cose Rosario gli ricordava Carlo, aveva la sua stessa ironia e come lui era un po’ pagliaccio, l’unica differenza era il grado di curiosità, era decisamente molto più ficcanaso!  “Tu i fatti tuoi mai, eh?” gli chiese allora mantendendo il sorriso, “Dai beviamo qualcosa prima di pranzo” disse allora stappando due peroni ghiacciate, con cui fecero un brindisi veloce. “Senti Daniel” disse improvvisamente Rosario interrompendo il silenzio che si era creato tra un sorso e l’altro, “mi dispiace per il piccolo alterco che abbiamo avuto l’altra sera...non volevo farmi gli affari tuoi...”; Daniel fece un altro sorso e con una punta di falso disinteresse gli rispose che per lui era tutto a posto. Tuttavia Rosario sembrava trepidante, si vedeva lontano un chilometro che voleva chiedergli qualcosa, così Daniel fece la prima mossa, per cercare di fargli capire che era davvero tutto risolto e che quella breve discussione era stata solo una sciocchezza, “quindi” gli disse allora “poi com’è andata la tua serata? Spero bene!”. Rosario fece un sorrisetto, sapeva perfettamente che suo fratello stava solo fingendo, forse stava mentendo addirittura a se stesso, perché in realtà era una sola la cosa che voleva sapere, nonostante cercasse di salvare le apparenze. “Non preoccuparti”, gli disse allora ridacchiando “non devi prendermi a botte...non ci sono andato a letto, se è quello che volevi sapere...”. Daniel sbuffò “ma sei una testa dura allora! Ho detto che quella discussione è chiusa, punto!”. Rosario lo guardò negli occhi  e smise finalmente di ridere   “e dai, non te la prendere! Potevi pure dirmelo che è la tua ex! Sarebbe stato tutto più chiaro dall’inizio...non capisco perché tu non me lo abbia detto!”. Daniel sbuffò di nuovo, era profondamente irritato, e si vedeva che si stava sforzando di mantenere la calma “cioè tu sei andato a chiedere a Frida? Ma cosa ci guadagni a ficcare il naso nelle questioni degli altri?”. Rosario accavallò le gambe e fece un altro sorso dalla sua Peroni, lui a differenza di Daniel era veramente tranquillo e sereno, voleva fargli capire che era in buona fede, “io non voglio ficcare il naso, ti sei fatto un’idea sbagliata!”   “e meno male! Da quando sei arrivato non fai altro che fare domande, domande, domande...”.   “Ok, non nego di essere un tipo curioso! Molto curioso....ma per quanto riguarda Frida semplicemente avevo notato delle cose strane alla festa e siccome lei mi interessa ho voluto capire cosa ci fosse sotto...sarebbe stato più semplice se mi avessi detto della vostra relazione...”. Daniel si alzò spazientito, ritornò ai fornelli e iniziò a mantecare il salmone nervosamente, dandogli le spalle. “E cosa sarebbe cambiato se te l’avessi detto?”  “Niente..” rispose allora Rosario, “ma se mi avessi detto che ci tieni così tanto avrei evitato di provarci con lei”.  “A quindi ci hai provato con lei?”, chiese immediatamente Daniel, continuando a dargli le spalle. Rosario non poteva credere alle sue orecchie, così decise di essere schietto “senti Daniel, ma cosa te ne frega? Fammi capire...prima mi minacci di spaccarmi la faccia se avessi provato a sfiorarla, ora addirittura sei tu che vuoi ficcarti negli affari miei...qual è il problema? Ci tieni ancora a lei? Perché Frida non lo sa, pensa che tu la odi...mi sento disorientato, stai per sposarti e vai a pensare la tua ex con chi va a letto!!”. Daniel sospirò rumorosamente, Frida non era proprio il suo argomento preferito, ma era ovvio che doveva dare delle spiegazioni. “Senti, non me ne frega niente della vita privata di Frida, ok? Semplicemente non voglio che soffra...ha sofferto molto dopo la sua ultima storia, e non volevo che te la scopassi prima di ripartire, come avevi detto tu!” Rosario scoppiò in una risata isterica “Frida è abbastanza grande da saper decidere da sola cosa è meglio per lei...penso che sappia riconoscere una scappatella dall’amore della sua vita! Penso veramente che tu debba farti un esame  di coscienza...soprattutto per rispetto a Clara che sta per diventare tua moglie...”.   A quel punto Daniel si voltò di scatto “ma cosa ne sai tu?? Tu di me non sai niente e non hai il diritto di parlare di cose che non conosci nemmeno! Io non manco di rispetto proprio a nessuno e non devo farmi nessun esame di coscienza! Capita di restare affezionati ad una persona dopo una storia e di volere solo il suo bene...cosa ci vedi di strano?” . Il suo modo di inveire contro di lui fece capire a Rosario che in realtà ci teneva davvero troppo a quella ragazza, ma forse non riusciva ad ammetterlo a se stesso. “Non c’è niente di male ad essere affezionati ad una ex”, gli rispose allora con tono decisamente più calmo e pacato, “ma non è normale che lei non lo sappia. Da quello che mi ha detto, lei pensa che tu la odi ancora dalla fine della vostra storia...che tu abbia una brutta opinione di lei...perchè lo fai?”, “perché la cosa è complicata” rispose Daniel nervosamente “e non ho più intenzione di parlarne, soprattutto con te! Qual è il tuo problema? Te la vuoi scopare? Scopatela! Così magari la smetti di farmi tutte queste domande...”   “se volevo portarmela a casa lo avrei già fatto! Io voglio solo capire cosa provi per lei, non voglio che ti faccia del male da solo...”. Daniel a quel punto sorrise ironicamente  “addirittura? Ma che ne sai....che ne sai di me...tu vieni qui, fai domande, indaghi, ti infiltri nella mia vita come se mi conoscessi da sempre, cerchi di psicoanalizzarmi... ma tu non mi conosci e io non conosco te. Se vuoi giocare a fare il fratello, hai sbagliato persona. Io non ho mai avuto un fratello e non lo voglio nemmeno, sto bene così. Mi dispiace, ma per me tu sei meno di un conoscente,  inutile che ti sforzi a voler far parte della mia vita e a volermi dare dei consigli...”. Rosario rimase pietrificato davanti a quelle parole. Sapeva che Daniel era molto arrabbiato, aveva capito che l’argomento ‘Frida’ lo aveva fatto andare su tutte le furie, ma parole così pesanti non se le sarebbe mai aspettate, erano crudeli, piene di un malessere interiore che però non riusciva a spiegarsi da dove arrivasse. Così, quasi senza dire una parola, Rosario si alzò e fece per andarsene; Daniel non provò a trattenerlo, quindi, se le cose stavano così, era meglio togliere il disturbo, pensò.